La speculazione è una cosa bellissima

GIOVANNI BIRINDELLI (14.12.2012)

(Original publication: Movimento Libertario)

Le tasse anti speculazione (per esempio la cosiddetta “Tobin tax” introdotta dal governo Monti che sarà in vigore da marzo prossimo) servono alla crescita economica come eventuali tasse sulle parole servirebbero alla crescita della cultura, e sono legittime allo stesso modo.

La speculazione e le parole, infatti, sono due modi diversi per acquisire, usare, scambiare e trasmettere conoscenza, informazione: una conoscenza individuale che in quanto tale è dispersa capillarmente e che non può essere disponibile a nessuna mente direttrice.

Questa conoscenza è infinitamente più abbondante della conoscenza di cui dispone il governo e, essendo anche, spesso, conoscenza di tempo e di luogo, è di qualità migliore. Ostacolare la speculazione significa quindi ridurre drasticamente la quantità e la qualità di conoscenza in circolo e quindi è un atto di distruzione economica, allo stesso modo in cui impedire a un poeta di scrivere le sue poesie è un atto di distruzione culturale.

Il termine speculazione deriva dal latino speculare, che vuol dire “Osservare attorno, Esplorare; Meditare attentamente; fig. Far progetti, Calcoli; e più concretamente Tentare imprese commerciali”. Quando, comprando una casa, una persona sceglie il tasso variabile piuttosto che quello fisso, sta speculando. Quando uno studente sceglie quale università fare, sta speculando. Quando la proprietaria di una boutique di moda sceglie i modelli o i colori sui quali investire per la prossima stagione, sta speculando. E così via, all’infinito. Come dice Ludwig von Mises, “L’azione umana è sempre speculazione. Questo vale tanto nel caso dell’economia di mercato quanto nel caso di Robinson Crusoe, la persona immaginaria in totale isolamento, quanto in quello di un’economia socialista … In ogni economia reale e viva, ogni individuo è sempre un imprenditore e uno speculatore”.

Si impedisca, oppure anche solo si ostacoli, la speculazione in generale e si osservi il risultato dopo pochi minuti. Naturalmente, questo non avverrà mai (il totalitarismo, purtroppo, non è suicida). Il governo che ha imposto la Tobin tax, non ha tassato la speculazione: ha tassato solo un tipo particolare di speculazione, quella che gli consentiva di fare leva sull’invidia (quindi quella che era più facile da tassare) e di fare cassa per consentire allo Stato totalitario moderno di continuare a fare ciò che è nella sua natura: espandersi. Questo non deve stupire: ciò che caratterizza il totalitarismo, quello “vecchio” tanto quanto quello “nuovo”, non è la coerenza ma l’arbitrarietà. La Cina non bandisce l’accesso a internet, ma solo ad alcuni siti, quelli che parlano di libertà. Nella Germania dell’est non veniva impedito di scrivere articoli, ma solo alcuni articoli, quelli che mettevano in cattiva luce il regime. In Italia lo Stato non decide la durata degli affitti, ma solo quella degli affitti di determinati beni: le abitazioni. Sempre in Italia, lo Stato non tassa ulteriormente la vendita di beni entro i primi cinque anni dall’acquisto, ma solo di determinati beni (di nuovo le abitazioni). E così via.

Non sono le tasse a essere una cosa bellissima, come ha notoriamente affermato un collettivista ormai scomparso degno predecessore di Monti, è la speculazione a esserlo. Le tasse sono una cosa orribile, anche quando sono inevitabili, perché implicano coercizione. La speculazione è una cosa bellissima perché consente l’azione umana e quindi implica conoscenza, creatività, libertà, crescita.

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