La vera vittoria del socialismo

GIOVANNI BIRINDELLI, 25.5.2013

(Original publication: Movimento Libertario, L’Indipendenza)

Qualche giorno fa ho letto un articolo su Il Sole 24 Ore dal titolo: “Chi ha ragione: Giappone e Stati Uniti che stampano a go-go o l’Europa e la paura del ‘mostro’ dell’inflazione?”. Tradotto: “Chi ha ragione: Giappone e Stati Uniti che, avendo un sistema monetario puramente socialista, aumentano sistematicamente e arbitrariamente la quantità di moneta producendo:

1) la progressiva diminuzione del potere d’acquisto della stessa (in questo modo commettendo il crimine della contraffazione e tassando in maniera occulta) e

2) la distorsione della struttura produttiva (da cui, necessariamente, la crisi economica);

oppure l’Europa che, avendo lo stesso sistema monetario puramente socialista, fa esattamente la stessa cosa?”.

La possibilità che potrebbe aver ragione chi coerentemente sostiene il libero mercato e quindi la sovranità della legge intesa come principio, non viene nemmeno presa in considerazione.

Il giorno dopo per caso mi è capitato di ascoltare in macchina il delirante discorso (notare il numero di condivisioni e di “mi piace” su Facebook) di un deputato del Movimento 5 Stelle, tale Carlo Sibilia, che attaccava il governo e l’Europa discettando di denaro, di banche centrali, di debito pubblico, di “separazione del nesso fra banche e Stati”. Nel buio economico in cui vagava questo discorso pareva di intuire che la critica principale fosse al fatto che la banca centrale sia “di fatto” di proprietà di istituti di credito privati (naturalmente non è stato menzionato che è lo Stato o, ancora peggio, gli Stati nel caso dell’Europa, a regolare la Banca Centrale e a nominarne i vertici). Il problema centrale secondo questo signore sarebbe quindi che il soggetto che ha il privilegio del monopolio legale della stampa di moneta (privilegio a cui sono complementari altri privilegi quali il corso forzoso, la fissazione arbitraria del tasso d’interesse, la riserva frazionaria) non sia puramente pubblico, non che un soggetto (pubblico o privato non importa) abbia quel privilegio. Non una parola è stata spesa sulle conseguenze economiche dell’esistenza di questo privilegio (chiunque sia a detenerlo) e dei privilegi a esso complementari. Anche qui, la possibilità di un sistema monetario basato sul libero mercato e quindi sulla sovranità della legge e sull’assenza di privilegio non è presa nemmeno in considerazione: né da parte del governo e dell’Europa, né da parte di chi li attacca sulle questioni monetarie e del credito (in questo caso essendo tabula rasa in economia ma la cosa non cambierebbe anche nel caso in cui ci fosse una solida formazione economica neoclassica, monetarista o keynesiana).

Ora, questi sono solo due esempi (fra gli innumerevoli che potrebbero essere fatti) che mostrano come il dibattito non sia fra libero mercato e socialismo (che come Mises ci insegna sono le uniche due possibilità di assetto economico: la cosiddetta “terza via” non esiste), ma fra socialismo e socialismo. Più precisamente, fra diverse sfumature di socialismo.

L’esempio del deputato M5S è molto più inquietante di quello dell’articolo de Il Sole 24 Ore e non per il fatto che evidentemente egli non aveva la più pallida idea delle cose di cui stava parlando (di cosa sia il denaro, della sua storia, della storia del legame fra banche e Stati, delle implicazioni economiche dei privilegi di cui sopra). Che il giornale di Confindustria sponsorizzi il libero mercato dove gli fa comodo (deregolamentazione, abbassamento delle tasse, ecc.) e il socialismo dove invece gli fa comodo quest’ultimo (svalutazione, riserva frazionaria, ecc.) è comprensibile: dopotutto quello è il giornale di un sindacato e con la scienza economica non ha nulla a vedere. Ma nel caso di quel deputato M5S il discorso è diverso: anche lui con la scienza economica non ha evidentemente nulla a che vedere, ma egli credeva sinceramente di stare attaccando un sistema di privilegio e, a causa della sua non socratica ignoranza, non sospettava nemmeno che in realtà lo stava difendendo, che stava lavorando per esso. Il tono della sua voce era pulito, aveva quel «sano disprezzo e antipatia nei confronti del potere che solo una vecchia tradizione di libertà personale è in grado di creare» di cui parla Hayek in The Road to Serfdom.

Qui sta la vera vittoria del socialismo: nell’aver eliminato il libero mercato e l’assenza di privilegi dal novero delle possibilità intellettuali perfino di coloro che credono onestamente di essere contrari a ogni privilegio; nell’aver escluso il libero mercato dal dibattito creando uno scontro fra diverse forme di socialismo; nell’essersi appropriato dell’essere perbene di quel giovane deputato; nell’aver prodotto e coltivato (con soldi ‘pubblici’, naturalmente) quell’ignoranza economica e filosofica grazie alla quale le persone perbene e pulite difendono il privilegio quando pensano di attaccarlo. La vera vittoria del socialismo sta nell’essere riuscito a conquistare l’anima e l’energia delle persone oneste, nell’essere riuscito a trasformarle in operai del suo cantiere di totalitarismo dando allo stesso tempo loro l’illusione di star demolendo quel cantiere.

Per questo è importante ricordare sempre e a qualunque costo, anche e soprattutto quando si avanzano proposte concrete in difesa della libertà, che è solo sul piano coerente delle idee astratte che le sorti della guerra (perché di questo si tratta, anche se la nostra resistenza è non violenta) possono essere rimesse in discussione.

2 thoughts on “La vera vittoria del socialismo

  1. trasloco-casa May 31, 2013 / 10:34 pm

    Ho trovato il vostro blog su google e sto leggendo alcuni dei tuoi post iniziali. Il tuo blog e’ semplicemente fantastico.

Comment

Fill in your details below or click an icon to log in:

WordPress.com Logo

You are commenting using your WordPress.com account. Log Out /  Change )

Facebook photo

You are commenting using your Facebook account. Log Out /  Change )

Connecting to %s

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.