GIOVANNI BIRINDELLI, 25.7.20
Ieri ho visto il film The First Man di Damien Chazelle. Bellissimo. Molto più umano, intenso e “esperienziale” di qualsiasi altro film che ho visto sullo stesso tema (e sullo spazio in generale). Fotografia, regia, scenografia e interpretazioni strepitose.
Dal punto di vista storico, ha rappresentato due temi. Il primo è lo scontro ideologico USA-URSS (scontro di cui la missione voleva essere un fattore e/o un’espressione di vittoria). Il secondo tema è la tensione attorno al tema del finanziamento dei costi della missione. Questa tensione è stata lungo l’asse “il gioco vale la candela: sì o no?”. Da una parte, la visione del presidente Kennedy e dei protagonisti del film a favore del “si”. Dall’altra, le posizioni di alcune comparse del film a favore del “no”.
A causa del fatto che questa tensione è stata lungo l’asse sbagliato, lo scontro ideologico USA-URSS, sul piano della struttura di pensiero, in realtà non è stato uno scontro (o lo è stato molto meno di quello che sembra a prima vista).
La tensione sulle spese della missione è avvenuta quasi esclusivamente lungo l’asse sbagliato perché “il gioco che vale la candela” è stato inteso in senso collettivista, non individualista. “Vale”, infatti, è stato inteso dal punto di vista della collettività (come se questo punto di vista esistesse) e non dal punto di vista dell’individuo. In altri termini, “il gioco vale la candela” è stato inteso nel senso: “è meglio per la società che il denaro derivante dall’imposizione fiscale sia usato per portare l’uomo sulla Luna oppure per altro (p. es. il welfare, le strade, ecc.)?”; e su questo asse diversi punti di vista sono stati rappresentati. L’opzione di lasciare che sia l’individuo a scegliere cosa è meglio per sé (cioè di non prelevargli coercitivamente denaro per usarlo in funzione di fini politici stabiliti da altri) non è stata nemmeno presa in considerazione.
Al netto delle importanti differenze di grado (negli USA c’era ovviamente una libertà economica molto maggiore che in Unione Sovietica, quindi la sostituzione coercitiva delle scelte collettive a quelle individuali lì era “solo” su una frazione del reddito/capitale invece che sulla loro quasi totalità), sul piano della struttura scientifica della libertà le differenze di tipo appaiono molto meno rilevanti di quelle date per scontate nel confronto ideologico USA-URSS rappresentato nel film.
Se l’approccio fosse stato individualista invece che collettivista, la Russia avrebbe potuto mandare l’uomo sulla Luna per prima (una società aerospaziale privata come Space X non c’era ancora). Ma gli USA avrebbero vinto sul piano della libertà (che era quello su cui volevano vincere). Invece gli USA hanno vinto la partita con la Russia su chi sarebbe riuscito per primo a mandare l’uomo sulla Luna, ma hanno giocato questa partita al gioco collettivista dell’URSS. Quindi hanno perso sul piano della libertà (interpretando invece la vittoria al gioco collettivista come una vittoria anche sul piano della libertà).
(*) Punto di vista esposto dalla canzone “Whitey on the Moon” di Leon Bridges che a un certo punto è rappresentata nel film.