GIOVANNI BIRINDELLI, 13.2.2022
Sul sito difendersiora.it, l’Avv. Fusillo, che è il presidente del Movimento Libertario, sta facendo un lavoro generoso e davvero straordinario per aiutare le persone a difendersi legalmente dal Green Pass & Co.: a “mettere sabbia negli ingranaggi” della macchina burocratica, per usare le sue stesse parole. Al di là di un caso particolare in cui questa strategia di resistenza non mi sembra compatibile coi principi di libertà che si vogliono difendere1, l’approccio di usare le stesse armi del nemico contro di lui è efficace per rallentarne l’avanzata. Per questo, credo che l’Avv. Fusillo non potrebbe mai essere ringraziato abbastanza.
Un suo recente video, tuttavia, mi ha sorpreso. In questo video egli afferma che:
“I padri costituenti sono stati molto saggi ma non hanno potuto evidentemente tener conto degli sviluppi che avrebbe avuto il nostro paese … Serve una nuova stagione costituente … Quello che noi abbiamo come costituzione, ha sicuramente molte luci, molti elementi assai positivi … Questo non è il concetto di una democrazia, non ha nulla a che vedere con la sovranità popolare. E’ il momento che il popolo riprenda in mano la sua sacrosanta sovranità”.
Queste parole non mi avrebbero sorpreso se l’Avv. Fusillo fosse stato uno statalista, magari liberale. Mi hanno sorpreso perché egli è il presidente del Movimento Libertario.
- “I padri costituenti sono stati molto saggi ma non hanno potuto evidentemente tener conto degli sviluppi che avrebbe avuto il nostro paese [nostro di chi? n.d.r.] … Serve una nuova stagione costituente [che presumibilmente “tenga conto degli sviluppi che ha avuto il nostro paese”, n.d.r.]. In che modo può definirsi “saggio” adottare lo stesso paradigma giuridico del fascismo (quello del positivismo), come se il fatto che questo riproducesse in forma diversa gli stessi orrori da cui ci si voleva distanziare non fosse una necessità logica? In che modo la costituzione di un sistema giuspositivo (essa stessa una legge positiva: la più alta in grado) può tener conto degli “sviluppi che avrebbe avuto il nostro paese” o qualsiasi altro? Non è forse una caratteristica principale del positivismo giuridico quella di identificare la legge con provvedimenti particolari da produrre di continuo per regolare sempre più in dettaglio una realtà in continua evoluzione? Non è forse solo la legge della libertà, in quanto naturale e non arbitraria, eterna e universale, che è indipendente dagli “sviluppi” che può avere un paese, o meglio la vita sociale? Non è forse l’essenza stessa del positivismo giuridico quella di non porre alcun limite non arbitrario al potere coercitivo dello stato? Non è forse la costituzione dei sistemi giuspositivi un limite arbitrario al potere coercitivo dello stato (come vediamo non solo adesso, con la porcata dell’ambiente e della salute in costituzione, ma come era evidente e noto fin da principio con le innumerevoli porcate della costituzione messe dai “saggi” padri fondatori, di cui la progressività fiscale è solo una goccia nell’oceano)? In quanto limite arbitrario al potere coercitivo dello stato, la costituzione non ne è forse lo strumento supremo? In che modo il positivismo giuridico è compatibile con la libertà?
- “Quello che noi abbiamo come costituzione, ha sicuramente molte luci, molti elementi assai positivi”. Quali, di grazia?
- “Questo non è il concetto di una democrazia, non ha nulla a che vedere con la sovranità popolare. E’ il momento che il popolo riprenda in mano la sua sacrosanta sovranità” In che modo la democrazia (cioè la “sacrosanta” sovranità di una maggioranza, che qui viene chiamata “popolo”) è compatibile con la libertà (cioè con la sovranità di una legge che, essendo naturale e logicamente dedotta e verificabile, è antitetica alla sovranità degli uomini, “popolo” o maggioranza che siano)?
Non sto facendo il duro e puro e puntando il dito. Non sto facendo polemica, come si dice. Senza la sua componente concreta, strategica, sempre imperfetta, sempre migliorabile, sempre gradualistica (ma di un gradualismo “in pratica, non in teoria” come giustamente precisa Garrison) la lotta per la libertà non va da nessuna parte. Ma senza la sua componente teorica, che non cede mai di un millimetro sui principi scientifici, è ancora peggio: la lotta per la libertà va nella direzione sbagliata, che spesso è quella collettivista che ha prodotto i problemi strutturali che si vogliono risolvere.
Il successo della libertà richiede entrambe le componenti.
Wendy McElroy ha ragione da vendere quando afferma che la lotta per la libertà non può essere collettivizzata senza essere distrutta. La collettivizzazione della lotta per la libertà (l’unirsi in funzione di un unico scopo collettivo, fosse anche quello di stabilire una nuova struttura istituzionale) viola la premessa teorica e metodologica della libertà (quella dell’individualismo) e in questo modo condanna la lotta per la libertà al fallimento. A cambiare tutto perché nulla cambi in relazione al paradigma non arbitrario della libertà.
Non è un caso che il più grande e forse l’unico vero successo della libertà intesa in senso non arbitrario lo abbiamo visto con Bitcoin. Anche se per adesso solo nel settore monetario, Bitcoin infatti ha fatto prevalere la vita civile contro lo stato non solo perché, sul piano concreto, è tecnologicamente e strategicamente geniale ma anche perché questo genio tecnologico e strategico è stato messo al servizio di principi scientifici (di economia e di libertà) sui quali chi ha inventato bitcoin non ha ceduto di un millimetro. Non c’è un solo punto in cui la strategia di bitcoin e la sua struttura non-istituzionale decentrata e volontaria entrano in conflitto con (o fanno un compromesso su) i principi scientifici di libertà e di economia che bitcoin è nato per difendere.
Se per la libertà monetaria si fosse seguita la strada della “nuova stagione costituente” e della “sacrosanta sovranità popolare” dove saremmo oggi in termini di libertà monetaria? Saremmo al denaro fiat di stato senza alternative. Sempre al punto di partenza.
Bitcoin non può abolire il Green Pass, né la progressività fiscale, né lo “stato sociale”, né le altre porcate collettiviste. Ma forse il metodo bitcoin, il suo genio strategico, può farlo. In fondo, il denaro e la legge non sono così diversi. In entrambi casi c’è, da un lato, una parte fiat, lo strumento di potere coercitivo arbitrario dello stato, che è infinitamente e arbitrariamente inflazionabile dallo stato stesso; dall’altro lato, c’è una parte non fiat, il limite non arbitrario al potere coercitivo dello stato: una parte che non è inflazionabile né arbitrariamente modificabile da parte di nessuno, men che meno dallo stato. Proprio perché il denaro e la legge non sono così diversi, il metodo che ha funzionato per riportare il primo nel recinto della libertà può funzionare anche per l’altro
Forse, invece di ritornare sempre sulla retorica (e sulla strategia) collettivista per sembrare realistici e pragmatici, gli amici della libertà dovrebbero imparare da bitcoin che realisticamente, pragmaticamente, la libertà può fare passi avanti solo se una strategia concreta è messa al servizio di principi scientifici sui quali non si cede di un millimetro e la cui funzione non è quella di creare il paradiso in terra ma di costituire un sistema scientifico di riferimento; come una stella fissa, di indicare la via, cosa che questi principi possono fare fare solo se non se ne compromettono le basi scientifiche.
NOTE
1 Il caso particolare è quello in cui si vogliono sfruttare gli adempimenti burocratici, rispetto ai quali è quasi impossibile che un piccolo business privato possa “essere in regola”, per obbligarlo a “lasciar passare” anche senza esibire il Green Pass. I miei dubbi di principio su questa strategia nascono dal fatto che questa (a differenza del boicottaggio dei business che richiedono il Green Pass, per esempio) viola i diritti di proprietà. Il diritto di proprietà, infatti, implica il diritto di discriminazione arbitraria: un comunista è perfettamente legittimato, in base al diritto di proprietà, a non ricevere a casa sua un libertario; un negoziante è perfettamente legittimato, in base allo stesso diritto di proprietà, a offrire i suoi servizi a chi vuole, discriminando in base a criteri puramente arbitrari, inclusa la quintupla vaccinazione, se vuole. L’azione umana implica la scelta, e la scelta implica la discriminazione. Si badi bene, tuttavia, che fra la discriminazione implicita nell’azione umana e la discriminazione legale (quella delle leggi razziali o del Green Pass, per intenderci) c’è non soltanto una differenza ma un’opposizione: mentre la prima è una celebrazione del principio di uguaglianza davanti alla legge, la seconda ne è una violazione. Mentre boicottare un negozio che chiede il Green Pass è compatibile col principio di proprietà (specie quando, dovendo fare solo controlli a campione come nei ristoranti, il negozio può facilmente aggirare l’obbligo), sfruttare la sua non ottemperanza ai regolamenti burocratici non lo è perché di fatto legittima questi ultimi, che sono una violazione del principio di proprietà.
In questo appello il presidente di ml ha rincarato la dose di difesa della costituzione e c’e’una perla in piu’: evidenzia come gli sgherri in divisa “avranno un peso determinante nel futuro del nostro paese” (neanche Giorgia Meloni arriverebbe a tanto….): “ .
“Domenica 13 Marzo ore 14, al Circo Massimo a Roma si svolgerà la manifestazione Divise Unite al Popolo.
La manifestazione ha lo scopo di riunire coloro che, all’interno delle Forze dell’Ordine, Militari ecc., hanno scelto di non piegarsi a questa dittatura e rimanere fedeli alla Costituzione Italiana, insieme ai cittadini che resistono e disobbediscono.
Esprimiamo il nostro sostegno a questa manifestazione e ci auguriamo che sia un grande successo: siamo convinti che sia le Forze dell’Ordine che la Difesa avranno un peso importante nel determinare il futuro del nostro Paese e ci auguriamo di averli al nostro fianco nella lotta per riappropriarci dei diritti che i nostri padri avevano faticosamente conquistato.”
Grazie Giovanni: finalmente leggo qualcosa di libertario (cosa che in Cialtronia non si puo’fare, perche’non esiste nulla di libertario, anche se alcuni ne usano l’espressione). Poi io vado anche oltre: non difenderei MAI un poliziotto affinche’possa tornare a lavorare , cioe’ad entrare in esercizi commerciali privati per pretendere di verificare se un altro individuo puo’sedersi al tavolo. Non mi si venga a dire che anche quella difesa e’lavoro: certamente lo e’, e’una scelta, non e’un’imposizione , quindi inescusabile
Diciamo che forse (almeno spero) nella strategia della gradualità si può pensare a un aspetto ordinativo diverso nel breve termine che utilizzi ancora strumenti già in essere. Prima della criptomoneta si cercava di scambiare merci aggirando gli ostacoli statalisti e fiscalisti, non perché si cercassero compromessi ma perché il conio criptato ancora non esisteva. Un cambio costituzionale come primo elemento per poi puntare al diritto di secessione nel medio termine potrebbe essere preso in considerazione. Purché si abbia una visione a lungo termine di una società senza stato che dovrebbe sorgere attraverso le più ampie possibili attività secessionistiche, in senso territoriale e non. Il quadro giuridico di tali società sarebbe basato sul contratto e una contrattazione spontanea di soggetti adulti può alla fine sostituire le costituzioni attuali. Un’assemblea costituente dovrebbe, però, avere una maggioranza che riesca ad avere la possibilità di emarginare politicamente gli statalisti gattopardeschi. Ma forse il problema non si pone. Perché se l’assemblea venisse convocata a furor di popolo con più del cinquanta per cento degli aventi diritto al voto (in tal caso ci sarebbero forze politiche che direbbero di sì mal volentieri pur di limitare i danni o di evitare la sparizione parlamentare), il risultato potrebbe essere assicurato. Se invece venisse convocata perché Renzi, Calenda e Bonino ottengono un’intesa in merito con Tajani, Meloni; Salvini, Emma Bonino, Toti e Brugnaro, allora finirebbe per essere composta da gattopardi che cambierebbero ben poco. Forse, al massimo. concederebbero l’elezione diretta dell’esecutivo, la separazione delle carriere in magistratura e l’inserimento in costituzione della legge elettorale. A volte occorre accontentarsi di avere un quadro giuridico meno fosco piuttosto che la soluzione ideale. Per quanto piena di errori, meglio la costituzione statunitense che quella italiana. E qui concordo in pieno con l’idea che i nostri padri costituenti non siano stati affatto dei saggi jeffersoniani e che la nostra costituzione di luci ne abbia ben poche e soprattutto ben fioche. Questa volta sono stato un po’ lungo ma sul sito del Movimento Libertario sono spesso anche peggio.