L’Unione Europea è vaccinata contro il virus (buono) della competizione istituzionale

GIOVANNI BIRINDELLI, 3.12.2020 (aggiornato 4.12.2020)

L’autorità regolamentatrice britannica ha approvato un vaccino contro il Covid prima di quella europea (EMA), che dovrebbe approvarlo il 29 dicembre. Naturalmente, essendo in ritardo, l’autorità europea ha cercato di denigrare il lavoro di quella britannica dicendo che la procedura seguita dalla prima era migliore in quanto richiedeva più dati e controlli. (Curiosa questa pretesa relazione lineare fra qualità e quantità, per cui maggiori dati e controlli comporterebbero automaticamente un vaccino migliore e, più in generale, una soluzione migliore: seguendo questa logica, se uno raccogliesse dati e facesse controlli per altri dieci anni avrebbe una soluzione migliore di quella britannica, anche se nel frattempo questa soluzione “migliore” avrebbe prodotto molti più morti da mancato vaccino di quella britannica).

Se ai britannici fosse mancata un’ennesima conferma del fatto che uscendo dall’UE hanno fatto (da un punto di vista statalista) la cosa migliore, questa è arrivata forte e chiara. I parlamentari conservatori hanno giustamente preso in giro l’Europa perdente nella corsa al vaccino ma “sniffy” (con la puzza sotto il naso).

Un portavoce della Commissione Europea ha detto: «Siamo convinti che le autorità regolamentatrici UK siano molto buone, ma sicuramente non stiamo facendo il gioco di mettere a confronto regolamentatori di diversi paesi, né stiamo giocando a stabilire quale sia il migliore. Questa non è una competizione sportiva. Stiamo parlando della vita e della salute delle persone».

Ecco, questa frase esprime non tanto il peggio dell’Europa, ma il peggio dello statalismo (e quindi riguarda anche il Regno Unito).

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La sana antipatia del libertario

GIOVANNI BIRINDELLI, 1.11.2018

A mia figlia

 

In The Road to Serfdom Friedrich von Hayek scrive di quel «sano disprezzo e antipatia nei confronti del potere»[1] che sono tipici di chi apprezza la libertà. A sua volta, tuttavia, quest’ultimo è spesso trovato antipatico e disprezzato da chi ha il culto dello stato; o almeno una parte di lui lo è. Al di là di fattori individuali, questa antipatia ha a che vedere, secondo me, con la conoscenza.

Chi apprezza la libertà è infatti sempre contemporaneamente in due posizioni a prima vista antitetiche fra loro:

  1. è consapevole di avere una conoscenza certa e assoluta;
  2. è consapevole dell’impossibilità assoluta di conoscenza.

La prima di queste due posizioni in cui si trova la persona che apprezza la libertà la rende antipatica a molti statalisti; la seconda la rende loro incomprensibile (e quindi generalmente disprezzata).

Questa antipatia e questo disprezzo “passivi” sono sani tanto quanto lo sono quelli “attivi” a cui faceva riferimento Hayek, in fin dei conti per le stesse ragioni.

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Antenati della Scuola Austriaca e del libertarismo.

GIOVANNI BIRINDELLI, 14.9.2018

(Pubblicazione originale: Catallaxy Institute)

Leggendo questo stupendo libro di Rothbard che mi mancava, scopro (o riscopro se me lo ero dimenticato) che la teoria soggettiva del valore (inclusa quella delle preferenze temporali) nasce con Democrito (c. 460 – c. 370 a.C.).

Scopro anche che il primo libertario anarco-individualista fu il cinese Chuang Tzu (369 – c. 286 a.C.). Oltre a rifiutare lo stato e ad argomentare in favore del libero mercato senza se e senza ma, Chuang Tzu fu il primo teorizzatore dell’ordine spontaneo (l’ordine che è il risultato delle azioni delle persone ma della progettazione di nessuno: p. es. una lingua; un’economia di mercato – catallassi ; il denaro non di stato; ecc.): “Il buon ordine emerge spontaneamente quando non si interferisce con le azioni degli uomini [“when things are let alone”] … Non è semplicemente che il mondo non ha bisogno di essere governato: esso dovrebbe non esserlo”.

La Scuola Austriaca di economia e il libertarismo hanno quindi antenati molto più antichi di quello che io sapessi.

Invece rileggo (cosa che sapevo ma che è sempre bene rinfrescare) che il comunista Platone aveva nei confronti del denaro un atteggiamento perfettamente sovrapponibile a quello oggi dominante in contrasto al quale nasce bitcoin:

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Se le strade fossero private le persone rischierebbero di non poter uscire di casa?

MICHELE GANDOLFI, GIACOMO ZUCCO, GIOVANNI BIRINDELLI, 1.8.2018

MICHELE GANDOLFI:

Giovanni, ho avuto una accesa discussione con uno sul fatto che se venisse meno lo stato quelle che oggi sono aree pubbliche, diventate terre di nessuno, potrebbero essere indiscriminatamente rivendicate dal primo che dovesse occuparle.
Io sostenevo che è impossibile, la proprietà si trasferisce con lo scambio volontario, non così.
Lui mi ha risposto che per Hoppe le terre di nessuno non possono esistere.
E quindi lui avrebbe diritto di prendersi la strada di nessuno di fronte all’uscita della mia proprietà.
Ammesso che possa formarsi così una nuova proprietà, se fosse possibile una cosa del genere come esco da casa mia se lui mi costruisce un cancello che mi impedisce il transito?
Devo fargli la guerra?
Io gli ho dato le risposte che penso mi darai anche tu ma mi ha ribadito che la società anarco capitalista di Hoppe non prevede deroghe al concetto di proprietà, nel senso che possono esistere solo proprietari.
Secondo lui non esistono diritti di passaggio, aree vicinali private ecc.
Tu come lo risolvi questo loop?

 

GIOVANNI BIRINDELLI

In teoria, in una società libera, non c’è alcuna garanzia che una situazione estrema come quella che tu descrivi non possa verificarsi, tuttavia Continue reading

La libertà e lo “stato minimo”

AURELIO MUSTACCIUOLI, GIOVANNI BIRINDELLI, 18.7.2017

Breve scambio di riflessioni sulla possibilità dello “stato minimo” e sulla sua compatibilità con la libertà Continue reading

“L’anarco-capitalismo” di Pierre Lemieux: commento alla recensione di Guglielmo Piombini

GIOVANNI BIRINDELLI, 23.5.2018

(Pubblicazione originale: Catallaxy Institute)

Altro bellissimo articolo del mitico Guglielmo Piombini. Leggerlo oggi, nel giorno dell’incarico a un probabile presidente del consiglio dei ministri, ha su di me un effetto psicologicamente lenitivo e calmante. Quindi grazie anche per questo all’amico Guglielmo.

L’autore scrive che “un mutamento troppo rapido nella direzione dell’anarco-capitalismo, non accompagnato dalla persuasione, potrebbe essere controproducente”.

Sul fatto che un mutamento troppo rapido nella direzione dell’anarco-capitalismo potrebbe essere controproducente, sono perfettamente d’accordo con Guglielmo, per le ragioni che lui ha ben sintetizzato.

Quello su cui sono più scettico è il fatto che la persuasione possa avere un benché minimo ruolo in questo cambiamento.

Infatti sono convinto che la persuasione (ma in particolare la persuasione dell’anarco-capitalismo) richieda la capacità di ragionare con la propria testa. Tuttavia, ho l’impressione che le persone che sono incapaci di ragionare con la loro testa (le cosiddette “masse”) siano e continueranno sempre di più a essere la stragrande maggioranza rispetto a coloro che sono capaci di farlo. In altri termini, sono convinto che la stragrande maggioranza delle persone sia e continui a essere profondamente stupida nel campo delle scienze sociali.

Questa tuttavia non è una ragione per essere pessimisti. Anzi. L’anarco-capitalismo in realtà già c’è, anche se per adesso in un unico settore (importantissimo): quello del denaro. La grande lezione di bitcoin, a mio parere, è stata quella di creare una graduale familiarità con l’anarco-capitalismo senza creare persuasione ma invece una struttura di incentivi.

Nella mia personale esperienza, il numero di persone che ieri non mettevano nemmeno in discussione l’assunto che potesse esistere una sola moneta e che questa dovesse essere quella di stato e che oggi (senza passare per la teoria monetaria della Scuola Austriaca) ridono di questo assunto, non si contano. Queste persone non sono persuase dell’anarco-capitalismo (anzi, molte di loro sono dichiaratamente ostili alla libertà). Tuttavia, grazie a bitcoin, nel settore monetario stanno cominciando ad avere familiarità con esso e ad apprezzarlo per ragioni puramente di interesse (non quindi intellettuali, di principio o economiche).

Bitcoin sta portando all’anarco-capitalismo in modo graduale. Tuttavia, questo non è il “gradualismo in teoria” di cui parlava William Lloyd Garrison (che si traduce in “perpetuità [dello statalismo] in pratica”); né è il “gradualismo in pratica” che segue un mutamento politico. Ma un gradualismo nuovo, che segue un processo di mercato che si affianca a quello politico e che rende quest’ultimo, nelle belle parole di Fuller che Guglielmo mi ha insegnato, “obsoleto”.

Sulle presunte ‘contraddizioni’ degli anarco-capitalisti

GIOVANNI BIRINDELLI, 12.4.2018

(Pubblicazione originale: Catallaxy Institute)

L’amico Antonino Trunfio mi ha segnalato e chiesto di rispondere al seguente commento:

Alcuni anarco-capitalisti hanno un atteggiamento contraddittorio nei confronti della realtà presente: da un lato, denunciano lo statalismo pervasivo con tono rivoluzionario, dall’altro sostengono che il capitalismo, nell’ultimo secolo, avrebbe notevolissimamente migliorato le condizioni delle popolazioni. E allora si incorre in un cortocircuito, perché se la realtà moderna è caratterizzata da pervasivo statalismo, non si comprende come il capitalismo abbia potuto fruttuosamente operare, mentre, dall’altro lato, se davvero c’è stato miglioramento delle condizioni economiche, ciò sarebbe merito dello statalismo dominante, e non di un capitalismo costretto ad arrancare… Più in generale, sorprende come una dottrina esposta con toni barricadieri possa essere utilizzata da rothbardiani a difesa dell’esistente; ma sorprende anche l’eccesso di economicismo “oggettivo” in fautori di una teoria che punta tutto sul carattere soggettivo dei giudizi di valore: insomma, troppe contraddizioni da chiarire…

 

Si tratta di due questioni distinte, a cui risponderò separatamente. Continue reading

Il neomarxismo di Piketty promuove la tirannia fiscale e ignora la vera lotta di classe

Intervista di Francesco Carbone a Guglielmo Piombini sul podcast “Il Truffone”

http://iltruffone.com/it056-il-neomarxismo-di-piketty-promuove-la-tirannia-fiscale-e-ignora-la-vera-lotta-di-classe/

Non esiste alcun contratto sociale, e Hobbes aveva torto – Recensione di Guglielmo Piombini al libro “Il problema dell’autorità politica” di Michael Huemer

GUGLIELMO PIOMBINI, APRILE 2016

(Pubblicazione originale: MiglioVerde)

La lattura dell’articolo è disponibile a tutti sul sito del MiglioVerde a questo link: http://www.miglioverde.eu/non-esiste-alcun-contratto-sociale-e-hobbes-aveva-torto/

 

“Il problema dell’autorità politica” di Michael Huemer: recensione di Guglielmo Piombini

GUGLIELMO PIOMBINI, 1.3.2016

(Pubblicazione originale: MiglioVerde)

“La condanna universale della tassazione, in quanto istituzione malvagia e degradante, potrebbe rappresentare una conquista di civiltà paragonabile al rifiuto della schiavitù” [E magari anche la condanna universale dell’impedimento del libero mercato nel settore del denaro, impedimento che consente la tassazione indiretta attraverso inflazione, n.d.r.]

Una bellissima recensione di Guglielmo Piombini del libro “Il problema dell’autorità politica. Un esame del diritto di obbligare e del dovere di obbedire” di Michael Huemer (Liberilibri).

L’articolo è disponibile a questo link

Il libro è disponibile su www.libreriadelponte.com

La società aperta e il diritto

GIOVANNI BIRINDELLI, 18.12.14

(Testo, qui con alcuni errata corrige, della lezione di chiusura del corso della Scuola di Liberalismo della Fondazione Einaudi, Bologna 18.12.2014

Pubblicato da Movimento Libertario. Data la lunghezza dell’articolo allego una versione PDF per la stampa)

 

Buonasera. Vorrei ringraziare la Fondazione Einaudi e la sua Scuola di Liberalismo per questo invito, e in particolare Quinto Leprai ed Enrico Morbelli. Io sono qui per sostituire all’ultimo momento il Prof. Carlo Lottieri che non è potuto venire. Non ne sarò minimamente all’altezza quindi vi prego di ricalibrare le vostre aspettative.

Per affrontare il tema della società aperta e il diritto, che è complesso, vorrei iniziare dalla seguente notizia di pochi giorni fa: «Alcune centinaia di taxi hanno bloccato lunedì mattina, dall’alba, le strade fra gli aeroporti Charles de Gaulle e Orly a Parigi per protestare contro il servizio di taxi privati Uber. Per disinnescare la tensione, il portavoce del ministero dell’Interno … ha annunciato che dal 1 gennaio il servizio sarà vietato per legge. “Il servizio è illegale”», ha detto.

La lezione di oggi sarà in gran parte dedicata a cercare di capire il significato di questo termine (“illegale”); la differenza di significato esistente fra esso e il termine “illegittimo”; e infine a dare alcuni spunti per riflettere sulle differenze fra una società basata sulla legalità e una basata sulla legittimità. Continue reading

Risposta alle critiche di Novello Papafava

GIOVANNI BIRINDELLI, 13.12.2014

(Pubblicazione originale: Movimento Libertario.

Data la lunghezza dell’articolo, allego una versione PDF per la stampa)

 

Una recensione del mio libro La sovranità della Legge da parte di Novello Papafava è un onore che non credo di meritare. È un onore per diversi motivi, il primo dei quali è la statura intellettuale dell’autore. L’articolo Merito, statolatria e la morte della società occidentale è uno dei più belli che abbia letto negli ultimi anni. Il libro Proprietari di sé e della natura è il testo più completo che abbia letto sull’ecologia di mercato e trovo difficile prendere sul serio una persona (per esempio me stesso fino a qualche mese fa, colpevolmente) che parli di ecologia e che non si sia misurata con quel testo. Un altro motivo per cui è un grande onore ricevere una recensione da parte di Papafava è che questo autore non scrive molto: non solo per ragioni quantitative, egli sta a coloro che scrivono per pubblicare come l’oro sta al denaro fiat. Dalla lettura degli scritti di Papafava, nonché da alcuni brevi scambi che abbiamo avuto nell’ultimo periodo, è emersa quella che con una bellissima espressione l’autore definisce ‘telepatia fraterna’: una forma di affinità di fondo che investe non solamente gran parte dei contenuti teorici ma anche qualcosa dei modi, della forma in cui vengono discussi.

Fortunatamente, la recensione di Papafava contiene delle critiche costruttive ad alcuni aspetti teorici fondamentali affrontati nel libro, il che mi offre l’opportunità di provare a illustrarli meglio e di testarne la solidità. Lo scopo di questo articolo, della cui lunghezza mi scuso in anticipo, è rispondere in modo costruttivo a queste critiche con lo spirito di qualcuno che è afflitto dal dubbio e che quindi è disposto a cambiare idea. Continue reading