Lockdown: se continui a cercare la logica dove non ce n’è alcuna, diventi matto

GIOVANNI BIRINDELLI, 27.11.2020

«Il fatto che i legislatori, almeno in occidente, si astengano ancora dall’interferire in alcuni campi dell’attività individuale – come parlare, scegliere il coniuge, indossare un tipo determinato di abbigliamento, viaggiare – nasconde di solito il crudo fatto che essi hanno effettivamente il potere di interferire in questi ambiti» (Bruno Leoni). Quando Leoni scriveva queste parole forse non immaginava che dopo appena sessant’anni gran parte di queste astensioni dall’interferenza dello stato in alcuni ambiti dell’attività individuale generalmente visti come intoccabili sarebbero venute meno. A parte la scelta del coniuge (rimpiazzata però dall’attività del respiro) oggi lo stato interferisce in tutte le attività elencate da Leoni.

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L’anarco-capitalismo collettivista di Michael Huemer – Recensione di Giovanni Birindelli al libro “Il problema dell’autorità politica” di Michael Huemer

GIOVANNI BIRINDELLI, 8.8.2016

(Pubblicazione originale: MiglioVerde)

  1. Il “diritto” di rubare

Il 3 maggio 2016 la Corte di Cassazione ha dichiarato che rubare quando si ha fame è giusto: «il fatto non costituisce reato» (vedi articolo del Corriere della Sera). La notizia è stata riportata perfino dalla BBC, con stupore per il supporto che la sentenza ha avuto dai giornali mainstream italiani. Nelle parole di Massimo Gramellini su La Stampa, «Per i giudici supremi, il diritto alla sopravvivenza prevale su quello di proprietà» (dal che seguirebbe che coloro che, come Gramellini, sono entusiasticamente a favore di questa sentenza, per coerenza dovrebbero essere altrettanto entusiasticamente a favore anche del fatto che al loro figlio sia sottratto con la forza uno dei due suoi due reni sani perché sia trapiantato su un bambino che rischia di morire a causa del fatto che entrambi i suoi reni sono malati). Continue reading

L’insostenibilità etica ed economica del cosiddetto ‘stato sociale’

FERRI, GIOVANNI BIRINDELLI, 1.8.2015

(Pubblicazione originale: Catallaxy Institute)

“Vorrei capire da assoluto profano, come si colloca la filosofia libertaria di fronte a chi non ce la fa, cioè non riesce a conquistarsi i mezzi necessari per vivere, istruirsi, curarsi. Nonostante ci provi con le sue migliori forze o perché oggettivamente svantaggiato. Nella logica statalista la comunità estesa interviene per mezzo dello stato assistenziale che impone coercitivamente un prelievo tramite la tassazione…. Ho letto i codici dei Liberi Comuni e altri articoli ma non trovo risposta…. Grazie” (Ferri). Continue reading

Il “diritto all’ambulanza” e il gioco delle tre carte

GIOVANNI BIRINDELLI (12.1.2014)

(Original publication: Movimento Libertario, qui in versione aggiornata)

Le recenti, tragiche vicende di salute che hanno coinvolto Pierluigi Bersani hanno riportato alla superficie del “mare mediatico” una sua tesi secondo la quale «chi evade le tasse non ha diritto all’ambulanza». Premesso che, nelle limpide parole Leonardo Facco, «nonostante Bersani non abbia mai pagato un euro di tasse in vita sua [1], l’ambulanza l’ha avuta, disattendendo quindi ai suoi proclami elettorali», questa semplice frase di Bersani richiede un paio di considerazioni. Continue reading

La “terza via” è anche peggio del socialismo

GIOVANNI BIRINDELLI, 3.12.2012

(Original publication: Movimento Libertario)

I socialisti più pericolosi non sono quelli che difendono in modo esplicito il socialismo, ma coloro che dicono di rifiutarlo e auspicano una “via di mezzo” (o “terza via”) fra socialismo e società libera. Per semplicità chiamiamo questo tipo di totalitari, fra le cui fila ci sono molti sedicenti “liberali”, i socialisti “nascosti”. Ciò che distingue il socialista nascosto dal liberale non è necessariamente il fatto che, a certe condizioni, egli sia a favore di una qualche forma di redistribuzione delle risorse, ma il fatto che ritenga questa redistribuzione “giusta”. Continue reading

Evasione fiscale, progressività e stato minimo (parte seconda)

GIOVANNI BIRINDELLI, 25 April 2012

(original publication: L’Indipendenza)

Nella prima parte di questo articolo ho sostenuto che un evasore fiscale non può essere giudicato moralmente senza giudicare moralmente il sistema fiscale a cui esso è sottoposto; che gli elementi che occorre prendere in considerazione per giudicare moralmente un sistema fiscale sono soltanto due: il modo in cui le tasse sono raccolte e il modo in cui sono spese; e infine che il sistema fiscale italiano, ad esempio, essendo basato sulla progressività fiscale, è illegittimo e che quindi il giudizio morale di un evasore oggi in Italia non ha alcun senso ma è solo propaganda per tentare di isolare coloro che cercano di sfuggire al totalitarismo.
In questa seconda parte discuto il secondo elemento necessario per giudicare la legittimità di un sistema fiscale: il modo in cui le tasse sono spese e, in particolare, per che cosa vengono spese. Continue reading