Unabomber, la ‘decrescita felice’ e l’ambientalismo

GIOVANNI BIRINDELLI, 2.12.2018

Il bel film Manhunt: Unabomber (Netflix, 2017) è basato sulla storia vera di Theodore Kaczynski, un matematico straordinariamente intelligente in diversi campi (e ordinariamente stupido nel campo delle scienze sociali) che, avendo sviluppato una sorta di ‘filosofia’ della ‘decrescita felice’ secondo la quale l’industrializzazione capitalista rende l’uomo schiavo e distrugge la natura, vive da eremita in un bosco. Per far ascoltare le sue idee, spedisce bombe per posta a persone-simbolo. Ottiene col ricatto la pubblicazione, da parte di un grande quotidiano nazionale, della sua ‘teoria sociale’ che vorrebbe fosse imposta a (o accolta da) tutti e che prevede il ritorno a una sorta di condizione pre-industriale. Questa pubblicazione è in realtà una trappola tesa dell’agente dell’FBI James Fitzgerlad, che nelle sue indagini ricorre a tecniche di linguistica comparativa mai usate prima grazie alle quali riuscirà a catturare Kaczynski. Fitzgerlad è l’eroe buono che tuttavia condivide la ‘filosofia’ della sua preda.

Questo è un aspetto interessante: la tesi della ‘decrescita felice’ viene esplicitamente difesa nel film. Quello che viene condannato è naturalmente il modo in cui questo messaggio è stato diffuso da Kaczynski, non il messaggio in sé, che al contrario sembra essere condiviso dagli autori. Anche se etichettato come ‘puerile’ e ‘dilettantesco’ da alcuni personaggi negativi, infatti, questo messaggio è condiviso esplicitamente dall’eroe buono e dagli altri personaggi positivi.

In effetti, questo messaggio oggi (e da qualche tempo) è molto di moda. Il pregiudizio positivo per il cibo a “Km 0”, quello negativo per il cibo OGM, il divieto di lavorare la domenica, la diffusa ostilità nei confronti dei giganti della distribuzione (e di quella online in particolare), il divieto di Uber Pop a operare, le deliranti regolamentazioni edilizie, sono solo alcuni esempi di questo messaggio che in Occidente è vivo e vegeto fra i socialisti, specie quelli di ‘sinistra’, ambientalisti e ‘di protesta’, i radical-chic e i fricchettoni.

  1. L’immagine dell’incrocio deserto in cui un’automobile è ferma davanti al semaforo rosso

Il messaggio di Kaczynski è simbolizzato da un’immagine che ricorre più volte nel film e che è usata per l’ultima potente scena. L’immagine è quella di un incrocio deserto in cui un’automobile è ferma davanti al semaforo rosso. Dal punto di vista della ‘filosofia’ che il film vuole difendere, il conducente è costretto da quel semaforo (simbolo dell’industrializzazione capitalista) ad agire come se fosse una persona senza mente.

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La sana antipatia del libertario

GIOVANNI BIRINDELLI, 1.11.2018

A mia figlia

 

In The Road to Serfdom Friedrich von Hayek scrive di quel «sano disprezzo e antipatia nei confronti del potere»[1] che sono tipici di chi apprezza la libertà. A sua volta, tuttavia, quest’ultimo è spesso trovato antipatico e disprezzato da chi ha il culto dello stato; o almeno una parte di lui lo è. Al di là di fattori individuali, questa antipatia ha a che vedere, secondo me, con la conoscenza.

Chi apprezza la libertà è infatti sempre contemporaneamente in due posizioni a prima vista antitetiche fra loro:

  1. è consapevole di avere una conoscenza certa e assoluta;
  2. è consapevole dell’impossibilità assoluta di conoscenza.

La prima di queste due posizioni in cui si trova la persona che apprezza la libertà la rende antipatica a molti statalisti; la seconda la rende loro incomprensibile (e quindi generalmente disprezzata).

Questa antipatia e questo disprezzo “passivi” sono sani tanto quanto lo sono quelli “attivi” a cui faceva riferimento Hayek, in fin dei conti per le stesse ragioni.

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Se le strade fossero private le persone rischierebbero di non poter uscire di casa?

MICHELE GANDOLFI, GIACOMO ZUCCO, GIOVANNI BIRINDELLI, 1.8.2018

MICHELE GANDOLFI:

Giovanni, ho avuto una accesa discussione con uno sul fatto che se venisse meno lo stato quelle che oggi sono aree pubbliche, diventate terre di nessuno, potrebbero essere indiscriminatamente rivendicate dal primo che dovesse occuparle.
Io sostenevo che è impossibile, la proprietà si trasferisce con lo scambio volontario, non così.
Lui mi ha risposto che per Hoppe le terre di nessuno non possono esistere.
E quindi lui avrebbe diritto di prendersi la strada di nessuno di fronte all’uscita della mia proprietà.
Ammesso che possa formarsi così una nuova proprietà, se fosse possibile una cosa del genere come esco da casa mia se lui mi costruisce un cancello che mi impedisce il transito?
Devo fargli la guerra?
Io gli ho dato le risposte che penso mi darai anche tu ma mi ha ribadito che la società anarco capitalista di Hoppe non prevede deroghe al concetto di proprietà, nel senso che possono esistere solo proprietari.
Secondo lui non esistono diritti di passaggio, aree vicinali private ecc.
Tu come lo risolvi questo loop?

 

GIOVANNI BIRINDELLI

In teoria, in una società libera, non c’è alcuna garanzia che una situazione estrema come quella che tu descrivi non possa verificarsi, tuttavia Continue reading

Sulle presunte ‘contraddizioni’ degli anarco-capitalisti

GIOVANNI BIRINDELLI, 12.4.2018

(Pubblicazione originale: Catallaxy Institute)

L’amico Antonino Trunfio mi ha segnalato e chiesto di rispondere al seguente commento:

Alcuni anarco-capitalisti hanno un atteggiamento contraddittorio nei confronti della realtà presente: da un lato, denunciano lo statalismo pervasivo con tono rivoluzionario, dall’altro sostengono che il capitalismo, nell’ultimo secolo, avrebbe notevolissimamente migliorato le condizioni delle popolazioni. E allora si incorre in un cortocircuito, perché se la realtà moderna è caratterizzata da pervasivo statalismo, non si comprende come il capitalismo abbia potuto fruttuosamente operare, mentre, dall’altro lato, se davvero c’è stato miglioramento delle condizioni economiche, ciò sarebbe merito dello statalismo dominante, e non di un capitalismo costretto ad arrancare… Più in generale, sorprende come una dottrina esposta con toni barricadieri possa essere utilizzata da rothbardiani a difesa dell’esistente; ma sorprende anche l’eccesso di economicismo “oggettivo” in fautori di una teoria che punta tutto sul carattere soggettivo dei giudizi di valore: insomma, troppe contraddizioni da chiarire…

 

Si tratta di due questioni distinte, a cui risponderò separatamente. Continue reading

Il neomarxismo di Piketty promuove la tirannia fiscale e ignora la vera lotta di classe

Intervista di Francesco Carbone a Guglielmo Piombini sul podcast “Il Truffone”

http://iltruffone.com/it056-il-neomarxismo-di-piketty-promuove-la-tirannia-fiscale-e-ignora-la-vera-lotta-di-classe/

Expo di Milano: fiera dello statalismo. Expo di Londra: fiera della libertà

GIOVANNI BIRINDELLI, 30.4.2015

(Pubblicazione originale: Miglioverde.eu – Aperta ai lettori non abbonati il 2.11.2015)

In un articolo dal titolo “La storia di Expo in 34 edizioni, dal 1851 ad oggi” il Corriere della Sera passa brevemente in rassegna le diverse edizioni delle maggiori esposizioni internazionali. La sensazione che si ha e che senza dubbio vuole essere trasmessa dal titolo di quell’articolo è che, a partire dalla grande esposizione del Crystal Palace di Londra del 1851, è stata creata una “scatola” il cui contenuto (che dovrebbe essere il meglio e quanto di più avanzato ogni paese ha da offrire) cambia da edizione a edizione, ma la scatola rimane sostanzialmente la stessa. Expo sarebbe l’ultima edizione di un evento nato appunto nel 1851.

Figuriamoci. Continue reading

Expo di Milano: fiera dello statalismo. Expo di Londra: fiera della libertà

GIOVANNI BIRINDELLI, 30.4.2015

(Pubblicazione originale: Migliverde.eu)

In un articolo dal titolo “La storia di Expo in 34 edizioni, dal 1851 ad oggi” il Corriere della Sera passa brevemente in rassegna le diverse edizioni delle maggiori esposizioni internazionali. La sensazione che si ha e che senza dubbio vuole essere trasmessa dal titolo di quell’articolo è che, a partire dalla grande esposizione del Crystal Palace di Londra del 1851, è stata creata una “scatola” il cui contenuto (che dovrebbe essere il meglio e quanto di più avanzato ogni paese ha da offrire) cambia da edizione a edizione, ma la scatola rimane sostanzialmente la stessa. Expo sarebbe l’ultima edizione di un evento nato appunto nel 1851.

Figuriamoci. La grande esposizione di Londra del 1851 fu un evento interamente privato che non ricevette un solo centesimo di denaro cosiddetto “pubblico” (cioè estorto con la violenza ai legittimi proprietari mediante il prelievo fiscale). …

 

Il seguito dell’articolo qui: link

La “terza via” è anche peggio del socialismo

GIOVANNI BIRINDELLI, 3.12.2012

(Original publication: Movimento Libertario)

I socialisti più pericolosi non sono quelli che difendono in modo esplicito il socialismo, ma coloro che dicono di rifiutarlo e auspicano una “via di mezzo” (o “terza via”) fra socialismo e società libera. Per semplicità chiamiamo questo tipo di totalitari, fra le cui fila ci sono molti sedicenti “liberali”, i socialisti “nascosti”. Ciò che distingue il socialista nascosto dal liberale non è necessariamente il fatto che, a certe condizioni, egli sia a favore di una qualche forma di redistribuzione delle risorse, ma il fatto che ritenga questa redistribuzione “giusta”. Continue reading