Il meraviglioso mondo di quelli che “il Green Pass è costituzionale”

GIOVANNI BIRINDELLI, 20.7.2021 (corretto il 24.7.2021)

In un recente articolo su Il Sole 24 Ore, Carlo Melzi d’Eril e Giulio Enea Vigevani sostengono che l’arbitraria limitazione della libertà di movimento di coloro che hanno scelto di non vaccinarsi contro il Covid (il cosiddetto “Green Pass”) non è in contrasto con la costituzione. L’argomentazione di fondo è che “la costituzione tutela la salute come interesse della collettività”. Secondo una sentenza della corte costituzionale del 2018, la costituzione consentirebbe “l’imposizione di un trattamento sanitario se diretto ‘non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri’”. Questo, tuttavia, continuano gli autori, ad alcune condizioni. Prima fra tutte il fatto che “la scienza garantisca, entro i confini in cui può farlo, la sicurezza dei vaccini e la loro indispensabilità per superare la pandemia”. Gli autori dell’articolo sono del parere che tale violazione della libertà (il “Green Pass”) “corrisponda a un bilanciamento fra beni giuridici ben orientato dal punto di vista costituzionale … Come si opera questo bilanciamento? In base ad alcune regole note, declinate seguendo il principio di ragionevolezza. Possiamo ricordarne alcuni: i beni collettivi possono fare premio su quelli individuali; in base al principio di solidarietà, le persone più deboli debbono essere tutelate; in base a quello di responsabilità, chi si è posto in una posizione di rischio che avrebbe potuto evitare senza difficoltà, può essere, in una certa misura, meno tutelato di chi quella stessa posizione di rischio non ha potuto evitare; infine, situazioni emergenziali possono giustificare una maggiore compressione, per il tempo strettamente necessario, di alcuni diritti fondamentali”.

I problemi con la tesi esposta nell’articolo sono di due tipi: puntuali e strutturali. Questi due tipi di problemi sono uno il riflesso dell’altro ma per semplicità espositiva è meglio discuterli separatamente.

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Il primo uomo sulla Luna e il confronto ideologico USA-URSS

GIOVANNI BIRINDELLI, 25.7.20

Ieri ho visto il film The First Man di Damien Chazelle. Bellissimo. Molto più umano, intenso e “esperienziale” di qualsiasi altro film che ho visto sullo stesso tema (e sullo spazio in generale). Fotografia, regia, scenografia e interpretazioni strepitose.

Dal punto di vista storico, ha rappresentato due temi. Il primo è lo scontro ideologico USA-URSS (scontro di cui la missione voleva essere un fattore e/o un’espressione di vittoria). Il secondo tema è la tensione attorno al tema del finanziamento dei costi della missione. Questa tensione è stata lungo l’asse “il gioco vale la candela: sì o no?”. Da una parte, la visione del presidente Kennedy e dei protagonisti del film a favore del “si”. Dall’altra, le posizioni di alcune comparse del film a favore del “no”.

A causa del fatto che questa tensione è stata lungo l’asse sbagliato, lo scontro ideologico USA-URSS, sul piano della struttura di pensiero, in realtà non è stato uno scontro (o lo è stato molto meno di quello che sembra a prima vista). Continue reading

Coronavirus e la collettivizzazione dell’esperienza

GIOVANNI BIRINDELLI, 19.4.2020

Questa immagine per me rimarrà il simbolo di questo periodo: due poliziotti (non uno: due), col supporto di un drone (controllato da un terzo poliziotto a distanza), multano un uomo perché, solo e lontano da tutti, è “intento a prendere il sole” in riva al mare.
Questa situazione è nella sostenza esattamente identica a infinite altre a cui assistiamo ogni giorno: p. es. quando la guardia di finanza o la polizia locale entrano in qualche azienda per cercare irregolarità burocratiche la cui inevitabilità, in un sistema giuspositivo, è uno degli scopi principali della legislazione (in quanto rende ogni persona ricattabile e quindi controllabile con più facilità).
E’ esattamente identica perché in tutti questi casi, come nel caso della persona multata perché prendeva il sole sulla spiaggia, si ha un’aggressione legale (nel senso di una violazione legale del principio scientifico di non aggressione) ai danni di persone che non hanno aggredito nessuno (all’obiezione secondo cui, in una situazione di pandemia, queste persone, prendendo il sole sulla spiaggia, starebbero aggredendo qualcuno, rispondo qui). In altre parole, si ha una violazione della libertà scientificamente definita. E naturalmente questa violazione della libertà viene fatta in nome di un logicamente inesistente, e per questo arbitrariamente definito, “bene comune”.
Tuttavia, sebbene la situazione delle irregolarità burocratiche e quella dell’uomo sulla spiaggia siano sostanzialmente identiche, sono diverse rispetto a un aspetto fondamentale: quello della collettivizzazione dell’esperienza. Continue reading

La moda del fuoco amico contro il principio di non aggressione

GIOVANNI BIRINDELLI, 9.10.2019

 

Ciao Giovanni, ti sarei molto grato se tu potessi confutare questo articolo sul tuo blog. Leggendoti avevo creduto di trovare la stella polare per le mie idee libertarie e sono un po’ confuso per questi articoli che provengono da libertarianism.org (Alessandro)

 

Ciao Alessandro,

grazie della domanda. Tuttavia, se fossi nella posizione di darti un consiglio, ti consiglierei di cercare la stella polare per le tue idee non nel pensiero di una persona (tanto meno me) ma nella coerenza logica (che è oggettiva e trustless) e nella tua capacità di verificarla autonomamente.

Ho l’impressione che il fuoco amico contro la scienza della libertà sia abbastanza di moda, ultimamente. Anche se non mancano suoi attacchi da “destra”, cioè in difesa di forme di protezionismo diverse dalla redistribuzione coercitiva delle risorse economiche (come p. es. nel caso di Hoppe, che ho discusso in questo articolo), più spesso il fuoco amico contro la scienza della libertà viene da “sinistra”, cioè in difesa di forme di protezionismo attinenti alla redistribuzione coercitiva delle risorse economiche (come p. es. nel caso di Huemer, che ho discusso in questo articolo). Su un piano molto inferiore, il sito libertarians.org ha portato diversi attacchi alla scienza della libertà. Uno per esempio lo ho discusso recentemente in questo articolo. Un altro, che viene da “sinistra” e che ricalca quello di Huemer, è questo che tu mi segnali. Continue reading

La deriva anti-scientifica di H. H. Hoppe

GIOVANNI BIRINDELLI, 7.3.2019

(English Version here. Questo articolo è stato modificato l’8.3.19  [°]).

Salve Giovanni […] le chiedo la cortesia di commentare sul suo sito […] il recente articolo (*) di Hoppe sulla necessaria alleanza dei libertari con il populismo. Personalmente apprezzo il paleolibertarismo, ma credo che Hoppe abbia esagerato davvero nella sua accettazione di metodi autoritari (se non totalitari) nei confronti dei dissenzienti, siano essi culturali o politici. Sarebbe molto utile una sua critica ragionata. Grazie (Stefano)

Non credo che si tratti di esagerazione, ma di deriva anti-scientifica. Più precisamente, di un pensiero che, pur partendo da coerenti premesse scientifiche, nella sua applicazione pratica (strategica) le contraddice. E queste contraddizioni non riguardano un elemento accessorio ma le fondamenta stesse della scienza della libertà e di quella economica.

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La libertà e lo “stato minimo”

AURELIO MUSTACCIUOLI, GIOVANNI BIRINDELLI, 18.7.2017

Breve scambio di riflessioni sulla possibilità dello “stato minimo” e sulla sua compatibilità con la libertà Continue reading

Obbligo di assumere disabili e società libera

GIOVANNI BIRINDELLI, 9.1.2018

(Pubblicazione originale: Catallaxy Institute)

“Assunzioni obbligatorie di disabili. Dal primo gennaio 2018 è in vigore la nuova normativa, che prevede che le aziende che hanno almeno 15 dipendenti devono assumere un disabile” (link all’articolo).

Con buona probabilità, chi ha prodotto questa “normativa” non ritiene di essere un disabile mentale.

E con ancora maggiore probabilità, ritiene che questa “normativa” sia opposta alle ‘leggi’ razziali. In questo caso, infatti, la ‘legge’ obbliga un’azienda ad assumere Tizio; in quell’altro la obbligava a licenziare Caio.

ll problema è che, in entrambi i casi, quest’ingerenza coercitiva dello stato nella vita aziendale avviene in funzione di un presunto “bene superiore”. Un “bene superiore” arbitrariamente definito e, in quanto basato sull’aggressione, necessariamente un male sia dal punto di vista etico che economico; e generalmente riconosciuto come tale solo a posteriori.

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Il ‘ricordo’ di Giovanni Alberto Agnelli da parte di Veltroni

GIOVANNI BIRINDELLI, 14.12.2017

A vent’anni dalla scomparsa di Giovanni Alberto Agnelli, Walter Vetroni ne scrive un ricordo sul Corriere della Sera. Lo definisce “il mio amico” e mette bene in evidenza il fatto che avevano un rapporto personale. Tuttavia, quel ricordo a me sembra essere un manifesto elettorale di pessimo gusto, in cui non vengono messe in risalto le qualità umane della persona ma la sua presunta mentalità collettivista; o meglio: in cui questa mentalità (desunta da frasi come «La nostra azienda ha tra i propri punti di riferimento fondamentali la responsabilità sociale») viene confusa con le qualità umane della persona.

Termini come “responsabilità sociale” sono, nel migliore dei casi, dei non-sensi logici. Nel peggiore, sono un modo vile per convincere le persone più fragili a rinunciare a fette sempre maggiori della loro libertà a favore del potere politico. Il migliore dei casi è facilmente quello di un giovane capo di azienda il cui lavoro è creare valore e profitto; e che, anche se intelligente, non necessariamente ha tempo per approfondire alcune questioni teoriche in modo rigoroso. Il caso peggiore, è quello di coloro che Mises definiva «inadatti a servire i loro concittadini, e che per questo li vogliono comandare» (o li hanno comandati).

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I fork sono belli, e possibili anche nei sistemi politici

GIOVANNI BIRINDELLI, 7.11.2017

(Pubblicazione originale: Catallaxy Institute)

A me personalmente SegWit2x non piace (soprattutto perché mi sembra favorire la centralizzazione di Bitcoin e indebolire la sua resistenza alla censura, che vedo come la sua anima); e non mi piace affatto il modo in cui questo fork è stato pianificato e verrà fatto (i tempi di attuazione troppo stretti e soprattutto l’assenza di replay protection sembrano violare regole non scritte il cui rispetto, dal mio punto di vista di non esperto, fa parte della condotta da gentleman nel campo delle crittovalute).

Tuttavia, il concetto di fork (“fork off and do your thing”: separati e fai la tua cosa, senza rompere le balle agli altri) lo trovo meraviglioso. Meraviglioso come una cosa assolutamente normale di cui, assuefatti a forme di collettivismo sempre più estreme, ci eravamo dimenticati o che pensavamo non fosse più possibile (soprattutto nel settore del denaro).

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Il neomarxismo di Piketty promuove la tirannia fiscale e ignora la vera lotta di classe

Intervista di Francesco Carbone a Guglielmo Piombini sul podcast “Il Truffone”

http://iltruffone.com/it056-il-neomarxismo-di-piketty-promuove-la-tirannia-fiscale-e-ignora-la-vera-lotta-di-classe/

Patriottismo ed egualitarismo

GIOVANNI BIRINDELLI, 21.1.2017

(Pubblicazione originale: Catallaxy Institute)

Il patriottismo esprime una mentalità collettivista (cioè totalitaria) non meno di quanto faccia il cosiddetto egualitarismo.

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L’anarco-capitalismo collettivista di Michael Huemer – Recensione di Giovanni Birindelli al libro “Il problema dell’autorità politica” di Michael Huemer

GIOVANNI BIRINDELLI, 8.8.2016

(Pubblicazione originale: MiglioVerde)

  1. Il “diritto” di rubare

Il 3 maggio 2016 la Corte di Cassazione ha dichiarato che rubare quando si ha fame è giusto: «il fatto non costituisce reato» (vedi articolo del Corriere della Sera). La notizia è stata riportata perfino dalla BBC, con stupore per il supporto che la sentenza ha avuto dai giornali mainstream italiani. Nelle parole di Massimo Gramellini su La Stampa, «Per i giudici supremi, il diritto alla sopravvivenza prevale su quello di proprietà» (dal che seguirebbe che coloro che, come Gramellini, sono entusiasticamente a favore di questa sentenza, per coerenza dovrebbero essere altrettanto entusiasticamente a favore anche del fatto che al loro figlio sia sottratto con la forza uno dei due suoi due reni sani perché sia trapiantato su un bambino che rischia di morire a causa del fatto che entrambi i suoi reni sono malati). Continue reading