“Accordi al ribasso” e concorrenza

GIOVANNI BIRINDELLI, 1.7.2018

(Pubblicazione originale: Catallaxy Institute)

Giovanni, ti chiedo anche un parere su un piccolo episodio che sembrerebbe smentire le virtù della concorrenza di mercato. Sono rimasto due settimane senza linea internet e telefono di casa […]. Stufo e arrabbiato per il disservizio, nei giorni scorsi ho fatto richiesta per cambiare operatore e passare a un altro gestore internet. Finalmente ieri un tecnico è venuto a casa mia per riparare il guasto, e mi ha detto che il mio non è un caso isolato, ma tutti i gestori del settore (Telecom, Fastweb, ecc.) sono inadempienti, e la concorrenza tra di loro ha fatto peggiorare i servizi, anziché migliorarli. “È perchè si mettono d’accordo al ribasso, si accordano per offrire il servizio agli standard più bassi di qualità, così ci guadagnano tutti”, mi ha detto. Questa spiegazione non mi convince, però in effetti da un regime di libero mercato con attori economici privati ci si aspetterebbe un servizio migliore, o almeno una maggiore premura per le richieste di assistenza dei clienti, che invece vengono spesso lasciati insoddisfatti al punto da indurli a cambiare operatore. Tu come spieghi questo apparente fallimento del regime di concorrenza ? (A.)

 

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L’Antitrust, Google e la concorrenza

GIOVANNI BIRINDELLI, 21.4.2016

(Pubblicazione originale: MiglioVerde)

[…] La concorrenza non è una situazione ma è quel processo attraverso il quale, nel rispetto della Legge intesa come limite non arbitrario a ogni potere coercitivo (e quindi come principio di non aggressione), emergono i più bravi, i più audaci, i più innovativi e/o i più fortunati.

[…] Lungi dall’essere una violazione della concorrenza, il monopolio e lo sfruttamento dei relativi vantaggi (il cosiddetto ‘abuso’ di posizione dominante), nei limiti in cui non è tale a seguito di un’azione coercitiva (come è nel caso del monopolio legale della moneta, per esempio), è espressione di concorrenza.

[…] Nel fatto che, mentre non ha nulla da ridire sul monopolio legale (e quindi anti-concorrenziale) del denaro da parte del sistema stato-banca centrale (o su quello della violenza da parte dello stato), l’Antitrust accusa Google di violare la concorrenza, sta tutta l’essenza delle istituzioni democratico-totalitarie.

 

L’articolo è disponibile agli abbonati del MiglioVerde a questo link: http://www.miglioverde.eu/viva-la-concorrenza-viva-labuso-posizione-dominante-google/

Uber: i taxisti non hanno diritto ad alcun indennizzo

GOVANNI BIRINDELLI, 23.5.2014

(Pubblicazione originale: Movimento Libertario)

Uber è un’applicazione per smart phone che consente di aggirare (in modo del tutto legale, tra l’altro) le attuali “leggi” che impediscono la competizione nel settore dei taxi e quindi di aprire al libero mercato questo settore che attualmente è sottoposto a monopolio legale da parte delle amministrazioni locali, con i conseguenti vantaggi in termini di costo e qualitativi per i consumatori. Per il momento, in Italia Uber è attiva solo a Milano e sta avendo un notevole successo, al punto che coloro che lavorano per questa società recentemente hanno subìto un’aggressione fisica da parte dei tassisti.

Quest’aggressione potrebbe essere presa come punto di partenza per discutere praticamente ogni aspetto della contrapposizione fra libero mercato e interventismo/collettivismo. Tuttavia, in questo articolo io partirò da questa vicenda per discutere una particolare contrapposizione tutta interna ai sostenitori del libero mercato, e quindi di Uber. Fra questi, infatti, da una parte ci sono coloro che sono a favore del fatto che, in conseguenza dell’apertura del settore al mercato, i tassisti siano indennizzati (p. es. dal comune) per le licenze che hanno acquistato a caro prezzo per il privilegio di poter esercitare il loro mestiere al riparo della concorrenza[1]: licenze che si rivelano un investimento del tutto inutile laddove quel privilegio viene abolito o comunque aggirato dalla tecnologia. Dall’altra, ci sono coloro che sono contrari al fatto che i tassisti siano indennizzati. Continue reading

A Marchionne dà fastidio la concorrenza e se la prende con Volkswagen

GIOVANNI BIRINDELLI, 29 July 2012

(Original publication: L’Indipendenza)

Hayek diceva che la concorrenza è un processo di scoperta, come la sperimentazione per la scienza. La concorrenza è il processo che porta a scoprire i vincitori e i vinti, gli effettivi costi di produzione, i prezzi a cui effettivamente si riescono a collocare i prodotti o servizi, l’effettiva domanda per questi prodotti o servizi, eccetera. Il successo della Apple, il prezzo dell’iPhone, il suo costo di produzione, l’effettiva domanda per quel prodotto, non potevano essere saputi prima, ma solo dopo (Steve Jobs lo aveva capito e infatti non faceva studi di mercato; e che Steve Jobs diventasse Steve Jobs lo si poteva sapere solo dopo il successo della Apple, non prima). Continue reading

Mario Monti e la concorrenza

GIOVANNI BIRINDELLI, 18 November 2011

(original publication: Movimento Libertario)

Nella sua replica al dibattito sulla fiducia alla camera dei deputati (la “c” e la “d” sono intenzionalmente minuscole, così come altre lettere in questo articolo), il professor Mario Monti afferma con sobria baldanza: «Di poteri forti in Italia non ne conosco, magari l’Italia avesse un po’ di più di poteri forti. Ci sono alcuni poteri forti nel mondo, ho avuto il privilegio di vederli quasi tutti come commissario europeo alla concorrenza e questi poteri forti se lo ricordano ancora. Il giorno in cui proibii una fusione fra due grandissime società americane, benché fosse intervenuto il presidente degli Stati Uniti su di me. L’Economist disse che il mondo Usa considerava Mario Monti il Saddam Hussein del business». Continue reading