GIOVANNI BIRINDELLI, 22 March 2012
(original publication: L’Indipendenza)
La riforma del mercato del lavoro che ha preso in questi giorni forma definitiva e che passa adesso al vaglio del parlamento è sintomo del moderno totalitarismo e, sia sul piano morale che su quello economico, essa non è meno illegittima, liberticida e economicamente fallimentare della situazione che intendeva riformare.
La situazione attuale del mercato del lavoro, quella che dovrebbe essere riformata dalla proposta del governo Monti, è naturalmente una roba da azzeccagarbugli. Tuttavia l’aspetto più critico è quello dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, in base al quale le imprese con un numero di dipendenti maggiore di 15 non possono licenziare i lavoratori per motivi economici. La sostanza della “riforma” Monti è che, per motivi economici e di organizzazione dell’azienda, le aziende potrebbero licenziare un certo numero di lavoratori ma dando loro un indennizzo pari a 17 – 25 mensilità. Inoltre, la riforma del mercato del lavoro si dovrebbe estendere a tutti i lavoratori, abolendo quindi la distinzione fra imprese con meno di 15 dipendenti (per le quali non valeva l’articolo 18) e le altre.
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