Una video intervista in dieci parti di Carlo Lottieri da parte di Novello Papafava (dicembre 2011)
Immanuel Kant
Severino e l’uso dei carcerati per la ricostruzione
GIOVANNI BIRINDELLI, 5 June 2012
(original publication: Movimento Libertario)
A ridosso del terremoto che ha scosso l’Emilia, il ministro della giustizia Severino ha detto: “Vorrei lanciare un’idea, quella di rendere utile la popolazione carceraria, quella non pericolosa, per i lavori di ripresa del territorio… Ho sempre pensato che il lavoro carcerario sia una risorsa per il detenuto, un vero modo per portarlo alla risocializzazione e al reinserimento nella società”. Queste sembrano a prima vista parole di buon senso.
Da un lato, questa “piccola idea”, come la definisce il ministro, consentirebbe di avere a disposizione manodopera presumibilmente gratuita o quasi (e comunque attraverso vie esterne a quelle di mercato) per ricostruire il territorio. Essa consentirebbe cioè di utilizzare le persone-detenuti come mezzo per il fine della ricostruzione del territorio, e di farlo, presumibilmente, a prescindere dalla loro volontà (nell’articolo citato non c’era nessun riferimento alla volontarietà).
Dall’altro lato, questa idea richiama addirittura una delle formulazioni del primo principio categorico kantiano (“agisci in modo tale da trattare l’umanità, nella tua persona o in qualunque altra, mai semplicemente come mezzo ma sempre allo stesso tempo come un fine”) e quindi sembra assumere addirittura un alone di moralità. Portare il detenuto alla “risocializzazione e al reinserimento nella società” sarebbe un modo per considerare la sua persona come fine oltre che come mezzo.
Se da una prospettiva kantiana questa idea del ministro non fa una piega, da una prospettiva liberale invece la fa eccome. Continue reading