Sulla “reduction ad Hitlerum”

GIOVANNI BIRINDELLI, 19.6.18

(Pubblicazione originale: Catallaxy Institute)

Per me, l’aspetto più ridicolo e comico di coloro che, da una prospettiva democratica, fanno accostamenti fra le politiche particolari degli attuali leaders ‘populisti’ e quelle del fascismo e/o del nazismo, non è l’oggettiva assurdità di questi accostamenti ma il fatto che chi li fa spesso non si rende conto di condividere (e anzi di difendere appassionatamente) la stessa idea astratta di “legge” e la stessa idea astratta di “uguaglianza davanti alla legge” che hanno consentito la legalità delle persecuzioni razziali, per dire.

Oggi, la “reductio ad Hitlerum” è ancora assurda e ridicola quando è riferita alle politiche particolari di questo o quel leader ‘populista’ (e non). Tuttavia, essa è scientificamente ineccepibile quando è riferita all’idea astratta di “legge” che sta alla base dello stato totalitario (dittatoriale o democratico che sia).

Il problema, naturalmente, non è questa o quella particolare forma di aggressione legale (statale), ma la possibilità stessa della legalità dell’aggressione in generale. E chi, specie se fieramente antifascista e antinazista, difende la legalità dell’aggressione in forme che a lui sembrano non solo meno gravi ma perfino “giuste” (per esempio nel caso dell’aggressione contro la proprietà in nome di concetti assurdi e/o totalitari come la “giustizia sociale” o l'”equità sociale”), non si rende mai conto che sta contribuendo ad asfaltare una strada che porta nella direzione di quelle altre forme di aggressione che lui, con la sua visione parziale, riconosce come tali: «Pochi sono pronti a riconoscere che l’avvento del Fascismo e del Nazismo non fu una reazione contro le tendenze socialiste del periodo precedente, ma una conseguenza necessaria di quelle tendenze. […] Molti di coloro che si ritengono infinitamente superiori alle aberrazioni del Nazismo e del Fascismo e sinceramente odiano tutte le loro manifestazioni, lavorano allo stesso tempo per ideali la cui realizzazione porterebbe direttamente all’aborrita tirannia» (F.A. Hayek, The Road to Serfdom).

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Anche Hitler era favorevole all’armonizzazione

GIOVANNI BIRINDELLI (22.2.2018)

(Pubblicazione originale: Catallaxy Institute)

In fondo anche Hitler voleva l'”armonizzazione” delle sue regole in Europa. Anche lui (dall’estate del 1941 in poi) si sarebbe seccato se le persone da lui perseguitate avessero potuto “delocalizzare”: cioè andare dove “loro conveniva”; dove le condizioni erano meno difficili di quelle prodotte dal nazismo nei territori da questo controllati (cosa che dopo l’ufficializzazione della “soluzione finale” in effetti non poterono più fare). Continue reading

Buone elezioni a tutti

GIOVANNI BIRINDELLI (6.2.2108)

(Pubblicazione originale: Catallaxy Institute)

Il professor Theodor Maunz, uno dei maggiori esperti di diritto costituzionale di cui disponeva Hitler, affermò che “Il comando del Führer è il centro assoluto dell’attuale ordinamento giuridico”.

Poi, dopo che la Germania nazista perse la guerra e fu instaurata la democrazia, egli “approdò a idee diverse” e divenne ministro della pubblica istruzione in Baviera.

Maunz si sbagliava. Non nel senso che, nella Germania di Hitler, il comando di quest’ultimo non fosse il centro assoluto dell’ordinamento giuridico. Ma nel senso che le “idee” a cui egli (Maunz) “approdò” quando saltò sul carro dei vincitori (e su quale poltrona!) non erano “diverse” da quelle che aveva in precedenza, almeno per quanto riguarda la libertà.

In un sistema democratico, infatti, il “centro assoluto dell’ordinamento giuridico” (la ‘legge’) è, invece che il comando di un uomo, il comando di una maggioranza rappresentativa. In relazione all’esistenza di limiti non arbitrari al potere coercitivo di alcuni su altri, questa differenza è logicamente del tutto irrilevante.

Buone elezioni a tutti il 4 marzo.

L’ipocrisia complice dei radical-chic

GIOVANNI BIRINDELLI, 13.2.2017

(Pubblicazione originale: Miglioverde)

 

The New Yorker, il giornale-simbolo dei radical-chic americani, ha di recente pubblicato un articolo di George Prochnik titolato When It’s Too Late to Stop Fascism, According to Stefan Zweig (“Quando è troppo tardi per fermare il fascismo, secondo Stefan Zweig”).

Si tratta dell’ennesima espressione di quella particolare forma di ipocrisia contemporanea che ha trovato rinnovato vigore dopo l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Un’altra manifestazione di questa ipocrisia è per esempio rappresentata dal discorso di Meryl Streep alla cerimonia per la consegna dei Golden Globe.

Per questa particolare forma di ipocrisia sarebbe necessario trovare un nome. In questo articolo, per incapacità di trovare termini migliori, la chiamerò “ipocrisia complice”.

L’ipocrisia complice ha alcune caratteristiche distintive. Continue reading

La mentalità anti-scientifica

GIOVANNI BIRINDELLI, 30.8.2014

(Pubblicazione originale: Movimento Libertario)

 

L’approccio anti-scientifico ha diverse caratteristiche tipiche: una di queste è quella di fare appello a (e di considerare inviolabile) il “consenso acquisito”; un “consenso acquisito” che oggi, tra l’altro, nel caso delle scienze sociali, viene fabbricato dal potere politico con una catena di montaggio di cui le università e i media mainstream sono solo alcuni degli anelli. Questa caratteristica è tipicamente anti-scientifica perché, senza mettere continuamente e coerentemente in discussione il consenso acquisito, la scienza sarebbe ancora all’età della pietra, e noi con lei. Continue reading

Fecondazione eterologa, discriminazioni razziali e progressività fiscale

GIOVANNI BIRINDELLI, 11.8.2014

(Pubblicazione originale: Movimento Libertario, qui con alcune piccole modifiche)

 

«Per quanto mi riguarda sono contraria [al fatto che nella fecondazione eterologa i futuri genitori possano scegliere un colore della pelle e/o degli occhi compatibile col proprio]: questa si chiama discriminazione razziale. Non se ne parla, sarebbe anticostituzionale. È come se chi adotta un bambino lo potesse scegliere. Lo impedisce la legge. Mica siamo al supermercato». In questa esternazione riportata, ovviamente senza il minimo scandalo, da un giornale, il ministro della salute Beatrice Lorenzin mostra di avere le idee un po’ confuse sul concetto di discriminazione. Una persona che non fosse un semplice ripetitore di luoghi comuni (e cioè assimilabile a un oggetto) non avrebbe bisogno di aiuto per capire:

  1. che, nel caso di una fecondazione eterologa, la scelta di un particolare colore della pelle (simile o diverso dal proprio non importa) non è una forma di discriminazione razziale ma un’espressione di libertà;
  2. che la costituzione che lei difende include forme di discriminazione che, quelle sì, sul piano dell’uguaglianza davanti alla Legge, sono identiche e non distinguibili dalle “leggi” razziali.

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Nichi Vendola, uno che lavora per condurci alla tirannia

GIOVANNI BIRINDELLI (10.01.2013)

(Original publication: L’Indipendenza, Movimento Libertario, qui con errata corrige)

Nichi Vendola (“i super-ricchi devono andare al diavolo”), non di più e non di meno di tutti coloro che ritengono che la progressività fiscale sia compatibile con l’uguaglianza davanti alla legge e quindi non di più e non di meno di tutti coloro che onorano la costituzione italiana, è a favore dell’idea di uguaglianza davanti alla legge che è stata alla base dell’olocausto, delle “leggi” razziali, del “Lodo Alfano”, e che oggi è alla base per esempio dei privilegi della cosiddetta “Casta” e di molte delle norme che discriminano gli omosessuali. Continue reading