Il ruolo della bellezza nella scienza – Videolettura di Alessio Piana

ALESSIO PIANA, 27.8.2018

Videolettura de “Il ruolo della bellezza nella scienza: primo capitolo del libro Legge e mercato di Giovanni Birindelli (Leonardo Facco Editore, 2017):

Il ruolo della bellezza nella scienza

GIOVANNI BIRINDELLI, 23.3.2016

(Pubblicazione originale: MiglioVerde)

 

  1. Introduzione

Nel senso comune del termine, la bellezza è un concetto puramente soggettivo (“non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace”). Ai fini di questo articolo, tuttavia, in relazione a una teoria scientifica userò il termine “bellezza” per indicare un insieme di caratteristiche oggettive fra cui, in particolare:

  1. la sua non-arbitrarietà,
  2. la sua coerenza (interna ed esterna),
  3. la sua eleganza (semplicità e basso numero delle sue leggi),
  4. la sua capacità di trovare unità nella diversità particolare dei fenomeni.

Nella Rivoluzione Copernicana, la bellezza ha svolto un ruolo fondamentale. Come vedremo, se oggi possiamo andare in aeroplano, per dire, questo lo dobbiamo anche al ruolo che la ricerca della bellezza ha svolto nelle scienze naturali e, in particolare, in astronomia. Io credo che la ricerca della bellezza svolga un ruolo simile anche nelle scienze sociali e, in particolare, in filosofia politica e in economia. Continue reading

Il ruolo della bellezza nella scienza

GIOVANNI BIRINDELLI, 23.3.16

(Pubblicazione originale: MiglioVerde col titolo: “Contro l’orrore del socialismo, la bellezza estetica della libertà”)

L’articolo è disponibile agli abbonati di MiglioVerde a questo link: http://www.miglioverde.eu/contro-lorrore-del-socialismo-la-bellezza-estetica-della-liberta-e-della-legge/

Riporto qui in basso un commento di Guglielmo Piombini che, con un’eleganza, una chiarezza e una sintesi che a me sono mancate nell’articolo, ne riassume il concetto essenziale:

Giovanni Birindelli ha fatto un bel regalo pasquale agli abbonati del Miglioverde con un altro dei suoi acutissimi saggi.

Nella ricerca scientifica, spiega Birindelli, verità e bellezza vanno a braccetto. La teoria più vicina alla realtà è sempre quella più elegante, coerente, affascinante. Questo vale per le scienze naturali (es. l’astronomia) come per le scienze sociali (es. il diritto o l’economia).

Cosa c’è, ad esempio, di più bello ed elegante della teoria che spiega il funzionamento spontaneo dell’ordine di mercato attraverso i prezzi o l’incontro della domanda e dell’offerta? E cosa c’è di più rozzo e primitivo della visione socialista, secondo cui l’economia funziona sulla base dei comandi e degli ordini di un gruppo di persone poste al vertice della società, mentre tutti gli altri eseguono?

Anche la mia esperienza universitaria alla facoltà di legge conferma quanto ha scritto Birindelli.

Le materie che avevano a che fare con la legge fiat (diritto amministrativo, diritto del lavoro, legislazione urbanistica, ambientale, comunitaria, ecc.) erano infatti di una bruttezza estrema, e studiarle era penoso: bisognava imparare migliaia di norme incomprensibili e contraddittorie partorite a getto continuo dagli organi legislativi sulla base delle pressioni politiche del momento.

Come si poteva chiamare “diritto” una spazzatura simile?

Molto più affascinanti erano i testi che parlavano della Legge, cioè di quei principi giuridici millenari che avevano superato la prova del tempo, come il diritto privato, il diritto civile, il diritto romano, il diritto comune.

Ciò che è vero è anche bello e attraente; ciò che è falso è anche esteticamente orrendo.

La mentalità anti-scientifica

GIOVANNI BIRINDELLI, 30.8.2014

(Pubblicazione originale: Movimento Libertario)

 

L’approccio anti-scientifico ha diverse caratteristiche tipiche: una di queste è quella di fare appello a (e di considerare inviolabile) il “consenso acquisito”; un “consenso acquisito” che oggi, tra l’altro, nel caso delle scienze sociali, viene fabbricato dal potere politico con una catena di montaggio di cui le università e i media mainstream sono solo alcuni degli anelli. Questa caratteristica è tipicamente anti-scientifica perché, senza mettere continuamente e coerentemente in discussione il consenso acquisito, la scienza sarebbe ancora all’età della pietra, e noi con lei. Continue reading

Due diversi tipi di etichette

GIOVANNI BIRINDELLI (Risposta ad articolo di Gian Piero de Bellis dal titolo “Del Settarismo e dello Statalismo” apparso sul sito del movimento libertario il 27.10.2012)

Ciao Gian Piero,
Bell’articolo (en passant: ti faccio i complimenti anche per quell’articolo sulla coerenza a cui volevo risponderti ma fino ad ora non ne ho avuto la possibilità; in parte tocco la risposta che ti volevo dare in questo commento).
Io sono d’accordo con te sul fatto che le etichette ideologiche, intese come aderenza integrale al pensiero di un particolare filosofo/economista o di una particolare scuola, produce quello che tu chiami ‘fenomeno delle sette’. Ti cito: “Non ci sono  Galileiani o Newtoniani o Einsteiniani cioè seguaci di Galileo, Newton o Einstein. Per un fisico dichiararsi seguace di Newton vuol dire ammettere di non aver alcun interesse al progresso della fisica e alle scoperte che hanno avuto luogo negli ultimi secoli”.
Gli aristotelici, i newtoniani e gli einsteiniani, cioè coloro che hanno accettato il nuovo sistema più meno coerente di conoscenza (per usare l’espressione di Thomas Kuhn, il nuovo paradigma) senza metterlo in discussione ci sono stati, ovviamente, e anzi generalmente sono stati (e sono) la maggioranza degli ‘scienziati’: solo che non è grazie a loro che la scienza è avanzata (e avanza), ma nonostante loro. Continue reading