GIOVANNI BIRINDELLI (10.7.2014)
La notizia, di circa un mese e mezzo fa, è questa: a partire dal 2014 attività illegali (per quanto legittime) quali la prostituzione, la droga e il contrabbando (di sigarette e alcol) entreranno nel calcolo del cosiddetto Prodotto Interno Lordo (Pil). Il fatto che gli uffici (pubblici) di statistica utilizzino gli indici da essi elaborati per truccare le carte a favore del loro padrone, lo stato totalitario, e quindi ai danni delle persone che questo opprime, è cosa arcinota a coloro che studiano l’economia (cioè la Scuola Austriaca di economia).
L’esempio tipico è dato dalla manipolazione dell’indice dei prezzi al consumo. Come dice Mises, «Una madre di famiglia giudiziosa sa molto di più dei cambiamenti dei prezzi dei beni che fanno parte della sua economia domestica di quanto le medie statistiche possano dire … Se lei “misurasse” i cambiamenti dei prezzi a scopi personali prendendo i prezzi solo di due o tre beni come parametro, non sarebbe meno “scientifica” e più arbitraria di quanto lo sono i sofisticati matematici nello scegliere i loro metodi per la manipolazione dei dati del mercato … Nella vita pratica nessuno si lascia prendere in giro dagli indici statistici. Nessuno crede alla finzione che essi debbano essere considerati come misurazioni»[1].
Tuttavia, la decisione di includere alcune attività illegali nel calcolo del Pil è un salto di qualità della propaganda statistica che ha sorpreso molti perfino fra coloro che studiano economia. Prima di discutere brevemente le implicazioni di questa decisione è necessario spendere due parole sul Pil. Continue reading →
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